ALLA FACCIA DELLA FLESSIBILITA’

ALLA FACCIA DELLA FLESSIBILITA’

La nuova disciplina dell’orario di lavoro “improntata ad una maggiore efficienza delle attività, ad una reale conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, che tiene conto della peculiare attività svolta dall’ispettore del lavoro e della esigenza di flessibilità” potrebbe anche essere credibile sulla carta.

Ma con la tanto attesa flessibilità arrivano pure le note sulle soluzioni organizzative che spiegano che tutto il lavoro svolto oltre l’orario normale di lavoro entro la fascia oraria 7.30-19.30 non può configurarsi come straordinario a priori, indipendentemente dal fatto che sia intervenuta o meno una autorizzazione, perché tutto, per principio, rientra nella flessibilità/compensazione.

Questo comporta che per chi ha un orario normale di lavoro di h. 6.00, il proseguire l’attività dopo la sesta ora, anche se autorizzati, non è più straordinario quindi non si ha diritto né alla pausa né al buono pasto.

Ora le esigenze di servizio si chiamano “autonoma gestione della flessibilità”

Ma cambiare una parola con un’altra non è solo un problema formale perché di fatto dietro questa interpretazione della flessibilità si nasconde la violazione di uno dei più elementari principi di tutela dei lavoratori, quegli stessi principi di cui il personale ispettivo è chiamato a garantire l’osservanza.

Stiamo parlando del diritto al ripristino delle energie psicofisiche del lavoratore dopo 6 ore di servizio, attraverso la pausa, il pasto ed il riconoscimento del buono pasto che non c’entra niente con la possibilità di compensare in un’altra giornata le ore di lavoro svolte oltre la sesta ora.

Così come per chi ha un orario normale di lavoro di h.7.12, il proseguire l’attività per h.8 anche se autorizzati, non dà diritto al rimborso del pasto, negando l’applicazione della norma  che prevede il diritto al rimborso del pasto dietro presentazione della fattura dopo 8 ore di servizio ispettivo.

In pratica sembra di essere tornati all’età della pietra riportando la funzione ispettiva dentro lo schema del classico lavoro in ufficio, a quei canoni tanto criticati all’esterno che dipingono nell’immaginario comune l’impiegato pubblico come chi allo scadere del proprio orario” lascia cadere la penna” o spegne il pc.

Questo si sta chiedendo al personale ispettivo “di staccare la spina” allo scadere delle h.6 o h.7.12 di lavoro giornaliero? Oppure si sta solo cercando di risparmiare qualcosina tanto, si sa, il personale ispettivo il suo dovere lo fa! Dimenticando che il lavoro straordinario di regola va remunerato e compensato solo se richiesto del lavoratore.

Il Coordinatore Nazionale
Nicoletta Morgia

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