Flash n. 41/2010

PROGRESSIONI ECONOMICHE
MANOVRINA ESTIVA AL MINISTERO DEL LAVORO

Come accade per le manovre finanziarie che arrivano in estate quando tutti sono in vacanza così il 28 luglio 2010 è arrivata una bella sorpresa:la sigla definitiva dell’accordo sulle progressioni economiche, siglato inizialmente solo da CISL e UIL.

Dopo nove anni dal primo accordo sulle riqualificazioni la cosa che sconvolge è la naturalezza con cui si interviene senza prendere assolutamente in considerazione la reale situazione del personale diviso senza nessun valido motivo tra riqualificati e no, o che a parità di funzione partono oggi da diverse fasce retributive.

Negli anni passati sotto l’enfasi dei risultati della prima riqualificazione tutti i sindacati hanno ammesso che era stato tutta uno sbaglio, anzi nel febbraio 2007 con un protocollo d’intesa le parti sociali si impegnavano a prendere in considerazione, con carattere di priorità, nelle successive riqualificazioni la posizione di tutti i colleghi non riqualificati.

Oggi si riparte da zero come se il passato non esistesse! E scopriamo pure che le riforme organizzative e le dotazioni organiche che fino ad oggi, a detta dell’amministrazione hanno impedito una seconda riqualificazione, a luglio 2010 non sono più un ostacolo così determinante all’avvio delle procedure.

Ed i criteri? Ecco il secondo regalino!

Oltre a quelli previsti dal CCNL 2006-2009 entra per libera scelta dell’amministrazione la valutazione del personale, sempre con l’avallo di sindacati che invece in altre amministrazioni hanno firmato accordi che non prevedono affatto tra i criteri delle progressioni economiche la valutazione del personale.

Quindi se non si tratta di credere in un principio forse sono convinti del fatto che il sistema di valutazione sperimentato nel 2009 ha funzionato benissimo!

Cosa ne pensate?

Crediamo che un sistema di valutazione inteso come obbligo perché imposto da un Contratto Integrativo non serva a premiare il personale che lavora seriamente, aumentando così efficienza e produttività.

In realtà nella pubblica amministrazione il dirigente ha sempre valutato l’attività dei suoi dipendenti tanto è vero che sa benissimo a chi rivolgersi a seconda dell’impegno necessario, il problema sorge quando da questa valutazione scaturisce un incremento economico ad un dipendente visibile a tutti, a quel punto per non prendersi “la responsabilità” di spiegare agli altri la sua scelta non farà valutazioni legate all’effettiva capacità dei singoli, ma alla necessità di avere meno problemi possibili.

Siamo molto lontani dal discorso “vengo pagato per quello che effettivamente rendo in ufficio ed a valutarmi è il mio dirigente” nella pubblica amministrazione un tale sistema di valutazione utilizzato come criterio nelle progressioni economiche non potrà mai uguagliare le progressioni di carriera del lavoro privato.

Il fatto che lo stipendio sarà comunque garantito e l’interesse a non avere problemi è molto più forte nel pubblico dirigente rispetto a quello di premiare i migliori Concludendo un salto nel buio… almeno per i più considerato che nel leggere i criteri l’idea è quella che qualcuno sia perfettamente a conoscenza del risultato che si vuole ottenere.

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